La gita della domenica: botanical style e storia triste di un erbario

Buona prima (temporalesca) domenica d’agosto.

Deve esserci davvero qualcosa tra me e gli erbari. Una nostra lovestory.  E’ giunto il momento di renderla pubblica perché noi non ci vergogniamo del nostro amore; un amore che risale ai miei anni universitari, quando, nelle polverose aule dell’orto botanico del Campus, maneggiavo i pesanti volumi delle chiavi dicotomiche guardando allo stereoscroscopio parti di fiori. Un esame, quello di botanica II, che mi ha portata a realizzare oltre quindici tavole con piante spontanee della mia zona. Purtroppo l’ Università ha trattenuto le più belle e io non ho mai smesso di provare rammarico perché pregustavo il momento di incorniciarle ed esporle, sfoggiando uno stile che oggi, a distanza di (haemmm) quindici anni, è di grande attualità come mostrano in queste immagini meravigliose che ho raccolto.

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Ma la nostra sfortunata storia d’amore è continuata per finire in modo ancora più drammatico. Io e le mie tavole d’erbario ‘superstiti’ siamo tornate a casa, le ho conservate in una cassapanca aspettando il momento di sapere come e dove esporle. Ma la tragedia era dietro l’angolo. Quando le ho riesumate ho trovato solo polvere. Amen. Ora so che la conservazione non è affatto semplice. Acari, pesciolini d’argento muffe e persino alcuni coleotteri, banchettano allegramente con gli erbari.

A prova di degradazione e più ecosolidali, ma con un effetto decorativo simile e più accattivante e moderno, ci sono anche acquarelli, stampe, tavole di botanica e carte da parati!

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to be continued…